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La nostra storia

 

 

    Rettori o Parroci di Rubano

(Fonte storica : B. BETTIO, Trecento anime disperse, Parrocchia di Rubano2007)

 

1.Prete Paolo (1297)

2.Prete Antonio (1301 –1315) 

3.Prete Pietro (4 agosto 1315) 

4.Prete Giovanni (1360) 

5.Prete Andrea da Padova (1389 – 1413) 

6.Antonio Valori (1413 – 1422) 

7.Prete Crisimbene (1422 – 1433)

8.Domenico da Taranto (1433 – 1436)

9.Pietro del fu Gaudenzio (1436) 

10.Prete Bernardo (1436 – 1440) 

12.Lorenzo Dal Ferro (sabato 13 febbraio 1440 – 1443) 

13.Prete Gasparino (1433/1444 – 1451) 

14.Simone Petra[ro]lo di Ostuni, (9 dicembre 1451 – 1454) pugliese, regno di Napoli 

15.Prete Pellegrino del fu Domenico da Alassio,(13 agosto 1454–1466) ligure

16.Prete Pietro da Alassio, (febbraio 1466 -1475) ligure

17.Giovanni Pietro da Camposampiero (1475 – 1480) 

18.Prete Francesco da Mantova (22 marzo 1480 – 2 dicembre 1480) 

19.Prete Domenico da Padova (2 dicembre 1480 – 1487) 

20.Prete Michele Giovanni Impaci (1487 – 1518) 

21.Prete Michele Soldan ( 1518 – 1533) 

22.Girolamo Negri (1533) Partecipò, distinguendosi, al concilio di Trento 

23.Giacomo Morello (1533 – 1540) 

24.Francesco Negri (1540 – 7 novembre 1605) Nominato nel 1540 a 14 anni; ordinato sacerdote solo nel 1559; Giacomo Morello rimase a Rubano come collaboratore o come effettivo officiante al posto del poco presente titolare Negri 

25.Bernardino Folco (7 novembre 1605 – giugno 1623) vicentino di Montecchio Maggiore 

26.Alessandro Piccini (domenica 6 agosto 1623 – 1634) 
 

27.Tiberio Corradino (1634 – 1654) 
 

28.Pre Michielle (ottobre 1654 – 1655) 
 

29.Francesco Giacometti (1655) vi rimase pochissimo. Fece il cambio con Paolo Gambaro
 

30.Paolo Gambaro (1655 – 1661) La relazione della visita pastorale del 1655 ci fa sapere che solo la sua noncuranza fece si che, in tutta la sua storia plurisecolare, la chiesa fosse sospesa dalle funzioni liturgiche perché troppo maltenuta, dal tabernacolo al confessionale, dalla sacrestia al tetto, tanto che ci pioveva dentro. La chiesa venne sospesa durante la visita pastorale del 1655, ma con efficacia solo se, entro un mese, non si fosse provveduto a mettere in atto tutte le prescrizioni impartite. 
E’ lui che, il 4 ottobre 1659, tramite via gerarchica, ottenne da fra Francesco Galatino, vicario generale dell’ordine dei predicatori (domenicani), l’autorizzazione all’ istituzione della confraternita del rosario e all’erezione del relativo altare. Il documento di autorizzazione fu presentato in Curia per la registrazione e per avere la licenza di istituzione della confraternita, solo il 18 maggio 1661. Di rimando il vicario generale padovano il 27 giugno concesse licenza ai domenicani di recarsi a Rubano per l’ avvio della confraternita stessa.

31.Domenico Riccato (1661 – giugno 1669)

 

32.Giuseppe della Dona (15/16 settembre 1669 – 1670) vicentino
33.Antonio Canuti (1670 – 1674) (suddiacono, nominato dal Card. Barbarigo il 28 agosto e il 29 agosto aveva preso possesso della parrocchia. Il Della Dona forse rimase a Rubano come prete officiante, anche se titolare era il Canuti almeno fino all’ ordinazione sacerdotale di quest’ ultimo).

 

34.Andre Ferracini, (8 gennaio 1674 – giugno 1701) padovano 
 

35.Giovanni Andrea Rossati (19 giugno 1701 – 1713) 
 

36.Lorenzo Pila (1713) rinunciò quasi subito” avendo veduto la chiesa quasi cadente, sprovveduta di tutto”. 
 

37.Antonio Vinante , (5 luglio 1713 – 1760) 29nne sacerdote da Vallonga. Grazie a lui e al suo successore, la chiesa fu ampliata, abbellita e assunse la pianta della navata centrale, come la vediamo (le navate laterali sono state aggiunte nel 1921 e nel 1926). Nel 1728 compare negli atti parrocchiali Fra Giacomo Braga, carmelitano, rampollo di quella nobile famiglia, che risiedeva nel centro dell’ antica Rubano. E’ forse grazie all’ iniziativa di questo religioso che la Chiesa si arricchì dello stupendo bassorilievo della Madonna del Carmine, ora murato nella parete della cappella feriale della nuova chiesa. 
Quelli da lui compilati sono i più antichi registri parrocchiali giunti fino a noi. 
Cappellani: 
– Antonio Menegazzi nel 1739
– Francesco Marini fino al 1756; sacerdote diocesano di 30 anni, dal 1740 “cappellano del Commun per la prima messa”
– Francesco Dalla Vecchia tra il 1740 il 1744 
– Pellegrin Scandolara 1756 – 1757
– Giacomo Salvetti 1757 – 1763.

 

38.Modesto Covolo (22 luglio 1770 – 9 gennaio 1799) 49 anni, prete diocesano originario di Lusiana, morto all’ età di 78 anni. A lui si deve l’ ulteriore ampliamento in altezza della chiesa, la realizzazione della volta a botte e degli affreschi del soffitto e delle pareti ricomparsi durante gli ultimi restauri. L’ ultimo dei grandi lavori che promosse fu la ricostruzione del campanile, quello giunto fino a noi, eliminando quello vecchio esistente tra presbiterio e canonica, divenuto sproporzionatamente basso dopo l’ innalzamento della chiesa. 
Diversamente dai suoi colleghi delle altre parrocchie, il Covalo fu il solo a far capire, dai suoi atti, quanto stava allora avvenendo in Francia e che avrebbe cambiato la storia anche nelle nostre contrade. Per un paio di volte premise il titolo di Cittadino al nome di un suo parrocchiano (vedi :ARCHIVIO PARROCCHIALE RUBANO, Registro dei morti, 1797, settembre 19; Registro dei Battezzati, 1797, luglio 25). Lo fece su richiesta della famiglia perché fu il medesimo bambino, “Steffano Antonio Saviolo di Pietro”, nato l’ 8 luglio 1797 e morto poco più di due mesi dopo, ad avere quel privilegio. E’ noto come fosse proprio la piccola nobiltà locale – e i Saviolo vi appartenevano – più che il popolo o il ceto più umile e oppresso, a sostenere le nuove idee della rivoluzione francese. 
Cappellani: 
– Carlo Ghirardi dal 1763 al 1766 
– Francesco Tescari, dal 1766 al 1772 
– Giambattista Cascitti dal 1772 al 1773 Pellegrin Mazzucchi dal 1776 al 1778
– Francesco Zanetti dal 1778 al 1779
– Giuseppe Scapin dal 1779 al 1781 
– Francesco Covalo, un nipote del parroco dal 1781 al 1788 
– Giovanni Gianesini dal 1788 al 1794 
 – Pietro Accorsini dal 1794 al 1799.

 
39.Giovanni Finco (2 marzo 1797 – 4 agosto 1829) nato a Gallio il 2 giugno 1771. Fu lui, nel 1724, il primo maestro di una ventina di ragazzi nella neo istituita scuola di Rubano. 
Cappellani: 
– Antonio Bertolini dal 1803 al 1806 
– Giuseppe Lazzarotto dal 1806 al 1810 
– Francesco Vanin dal 1819 al 1812 
– Sebastiano Poli dal 1812 al 1813 
– Giovanni Celadon dal 1813 al 1814 
– Tommaso Stona dal 1814 al 1818 
– Giacomo Finco dal 1817 al 1819 
– Luigi dalla Bona dal 1819 al 1822 
– Giovanni Maria Corà dal 1822 al 1824 
– Matteo Calcei dal 1824 al 1825 diocesi di Luni-Sarzana del ducato di Lucca 
– Domenico Turra, nativo di Gallio, dal 1825 al 1826. Passò a Sarmeola come coadiutore, economo spirituale e poi parroco dal 1828; nel 1827 era maestro in questo Comune (ARCHIVIO PARROCCHIALE RUBANO, Registro dei matrimoni, 1827, 7 febbraio) nella giovane scuola pubblica, ma morì i tisi ad appena 30 anni (ARCHIVIO PARROCCHIALE SARMEOLA,, 1830, giugno 8) 
– Domenico Tonin dal 1826 al 1829 

 

40.Nicolò Castelli (agosto 1829 – 16 agosto 1835) 
 

41.Antonio Nichetti (1835) padovano, designato come reggente della parrocchia. Appena due giorni dopo aver ricevuto l’invito per Rubano, fece recapitare al Vescovo una lettera in cui spiegava di non volerci andare perché aveva dei parenti cui badare; allegava anche un certificato medico. Di fronte alla reiterazione dell’ordine vescovile e alla minacciata sospensione dalle funzioni sacerdotali, il caparbio prete rispose: “conosco di non poter avventurare la mia salute… in una campagna, dove le 300 anime sono disperse a qualche miglio a più vie… Preferisco le conseguenze confidando ancora sulla di Lei episcopale saggezza”. Il Nichetti venne sospeso “a divinis” fino a nuova disposizione il 20 agosto 1935. Il 2 settembre il Vescovo lo riabilitò alla celebrazione della Messa, “avendoci fatto pervenire il di lui ravvedimento colle più sincere proteste che non farà mai d’ora innanzi mancare dell’ obbedienza dovuta al proprio Ordinario Diocesano”. 
Antonio Corradini (16 agosto) e poi Matteo Calcei, economi spirituali dal 1835 al 1836 

 

42.Giuseppe Saorin (1836 – luglio 1839) 
 

43.Domenico Agostini, (1 luglio 1839 – muore il 21 maggio 1841) nato a Enego il 4 maggio 1788 
 

44.Domenico Maran (7 settembre 1840 – 22 settembre 1851) Merito del Maran fu il rinnovo delle campane. Il 25 ottobre del 1849, in Cattedrale, vennero solennemente benedette due campane.

45.Stefano Cazzola (8 gennaio 1852 – 8 marzo 1853) da Thiene
 

46.Camillo Olivieri, (dal 7 maggio 1853 al 1854) economo spirituale
 

47.Antonio Penasa, ( 9 maggio 1854 – morto di colera 8 luglio 1855)trentino della Val di Non, nato nel 1804, aveva fatto gli studi a Vicenza e lì era stato ordinato prete 
 

48.Giambattista Panozzo Roi (8 ottobre 1855 – morì il 13 giugno 1871 all’età di 65 anni) nativo di Tresche Conche-Vicenza. L’ immagine che ne esce è di un vero contadino che faceva il prete. Nel 1862 promosse il restauro radicale della canonica. Fu il primo sacerdote ad essere sepolto nel nuovo cimitero di Sarmeola-Rubano. 
Cappelano: 
– Ferdinando Mantelli dal 1865 al 1871. 

 

49.Giovanni Battista Dal Sasso (28 settembre 1871 – 27 ottobre 1871) di Asiago divenne poi cappellano dell’ arciduca Francesco Ferdinando d’ Austria al Catajo di Battaglia Terme dove morì, appena 45nne, il 30 settembre 1882. 
 

50.Luigi Bellotto nato a Thiene il 27 agosto 1826 (3 novembre 1871 – passò a miglior vita, settantenne, il 23 novembre 1893) 
 

51.Gaetano Cappellini, ( 7 dicembre 1893 – 1911) nativo di Agugliaro (Vicenza), morì il 21 dicembre 1911. 
Cappellano: 
– Francesco Bizzotto dal 1908 al 1910 

 

52.Pietro Bordignon, nato a Mussolente il 2 ottobre 1879 ( 23 settembre 1911 – morì improvvisamente 1° marzo 1942. Tuttora riposa nel cimitero comunale, nella cappellina dei sacerdoti). Vulcano di iniziative, ravvivò l’ associazionismo, promosse l’ampliamento della chiesa con le due navate laterali (1921 e 1926), la costruzione della nuova canonica (1929-1930), l’ acquisto di un nuovo concerto di campane (1939), l’avvio di un primo abbozzo di asilo infantile. Fu il primo a stendere la cronistoria della parrocchia. Le sue chiose sul clima e sulle produzioni agricole dimostrano una condivisione reale delle preoccupazioni, delle ansie e della vita della sua gente, legata alla terra per la quasi totalità, che ben comprendeva perché anche lui lavorava alcuni campi del beneficio e teneva una piccola stalla. Il Bordignon era fieramente contrario alla danza, considerata anticamera del peccato e del vizio. Nel 1932 scriveva amareggiato: “Vi è qualche scandalo semipubblico: è lo scandalo del ballo in località di Creola. A torre quest’ultimo si tentarono tutte le vie: ma quando cominciò ad entrarvi come scopo la beneficenza, tutte le armi andarono spuntate”. Tra le varie armi usate, c’era stata anche quella di diffondere l’appellativo di “Canton del diavolo” al crocicchio tra la Pelosa e la via per Rubano dove talvolta i giovanotti e le ragazze della zona, magari di nascosto dai genitori, si distraevano con qualche danza innocente. 
 

53.Alessandro Bugno (26 luglio 1942 – 11 dicembre 1949) nato a Vigonovo il 19 ottobre 1909. Il periodo rubanese del Bugno coincise in buona parte con la guerra. A tutti i soldati della parrocchia veniva spedito dal Parroco una circolare mensile. I soldati apprezzavano e quasi tutti rispondevano. Si trovò a gestire spiritualmente gli sfollati dai bombardamenti della città (fino a 516 padovani e 10 meridionali). Organizzò l’ assistenza materiale ai bisognosi tramite la “Conferenza di San Vincenzo”, istituita nel 1943. Mentre abbelliva la vecchia chiesa, fu il primo a parlare della necessità di averne una nuova. Gettò le fondamenta di un asilo infantile che poi non si fece perché cambiarono gli orientamenti circa l’ubicazione, ma acquistò il terreno ove poi sorse quello tuttora attivo. La sua “schola cantorum” nel 1947 vinse il primo premio del concorso tra cantorie della vicaria. Con molto entusiamo pastorale seguì, nel 1949. Le iniziative dell’ anno mariano culminante con il passaggio anche a Rubano della Madonna Pellegrina. La venerata statua sostò a Rubano tra il 24 e il 26 aprile tra infiorate, illuminazioni, processioni, consacrazione della parrocchia, funzioni religiose. Per l’ occasione il “Canton del diavolo”, toccato dall’immagine miracolosa, su proposta del parroco fu mutato in “Canton della Madonna” e vi fu eretto il capitello commemorativo “per volontà e spese della borgata”. L’ 11 dicembre del 1949 si trasferì a S. Croce in Padova dove rimase fino alla morte avvenuta il 13 settembre 1969. 
 

54.Fortunato Rodighiero (prima come vicario economo, quindi parroco il 30 aprile 1950 – 27 ottobre 1956) nativo di Montagnana, classe 1910. Le iniziative più significative sono la realizzazione di una stazione radio parrocchiale per seguire in diretta in chiesa e fuori chiesa con l’installazione di altoparlanti, importanti eventi religiosi o i discorsi del papa; la pubblicazione del Bollettino settimanale; l’ uso di un magnetofono per le gare di dottrina cristiana e del primo proiettore. Alla sagra del 1954, vengono lanciati i fuochi d’artificio, nonostante il no della Questura. Nel 1950 apre un doposcuola nei locali della vecchia canonica. Costruisce il nuovo asilo infantile inizialmente tenuto in modo volontario dalla sig.na Albina Rossi, ma dal 1952 dalle suore salesie. Promuove sottoscrizioni per gli alluvionati del 
Polesine e fa in modo di dare ospitalità ad alcune di quelle famiglie. Sostiene la società di mutuo soccorso. Ai fratelli De Gaspari commissiona il rifacimento dei banchi della chiesa (1951 – 1953). Il 3 giugno 1956 benedice il nuovo gonfalone comunale alla presenza dei componenti delle amministrazioni comunali uscente ed entrante. Il 27 ottobre 1956 viene assegnato a Piacenza d’ Adige. A quella Parrocchia rinuncerà solo nel 1983 per motivi di salute. Muore a Este il 13 aprile 1991. Riposa a Piacenza d’ Adige. 

 

55. Plinio Trivellato, (27 ottobre 1957 – 18 ottobre 1975). nato a Solesino nel 1922. Nel luglio del 1957 la parrocchia festeggia la prima messa di un suo parrocchiano: Don Egidio Munaron. Nel 1975 rinasce la “schola cantorum” (era cessata nel 1968). Nel 1970 dà inizio ai corsi per fidanzati. Nel 1968 Inaugurò il capitello nel crocevia Vernise Frascà, dono dell’ Ing. Luigi Gallo. Nel 1972 benedì la statua della Madonna in via Fogazzaro e Avogadro. Nel 1967 benedì il monumento ai caduti. Nel 1967 iniziò la benedizione delle automobili “per la moralizzazione dell’ utenza stradale” (usanza ripetuta solo quattro anni). Dal 1973 la scuola materna cambia gestione. Non è più solo il Parroco a decidere tutto, ma un apposito comitato che, con il Consiglio Pastorale del 1971, è il più chiaro segno dei cambiamenti che riguardano anche i momenti decisionali. Luigi Geremia dona un lascito di 7 campi e la casa di via Palù a beneficio dell’asilo infantile. Accurate sono le descrizioni dei restauri e delle sistemazioni della canonica e del terreno circostante (tra il 1957, 1958 e nel 1960) e dell’ampliamento di via Palù, nel 1958, grazie al terreno donato dal dr. Lorenzo Nardi, al materiale offerto dal comune e alle 130 giornate lavorative dei volontari sotto la guida di Antonio Varotto. Viene ricordata anche l’asfaltatura della stessa via nel 1963 con le connesse polemiche relative ai livelli decisi. Curiosa, dal 1958 al 1965, la coltivazione gratuita da parte dei parrocchiani, e fino al 1071 mediante appalto, dei 12 campi ex-Nardi a beneficio del nuovo organo e di altre opere parrocchiali. Il nuovo piano regolatore del 1961 viene ricordato perché vi è prevista l’area del nuovo centro parrocchiale, acquistata nel 1964, anche se precisa il parroco “questo punto del piano regolatore può avere lunghissime scadenze”. E’ del 1965 l’apertura a ovest di via Firenze a spese, eccessive, della Parrocchia. Nel 1966 danno un volto nuovo al paese l’asfaltatura delle vie Marconi, Pelosa, Firenze e del quartiere Euganeo. Del 1966 è pure l’ ampliamento del cimitero. Nel 1967 viene scoperta e benedetta la stele ai caduti situata davanti all’ allora scuola “Pascoli” (poi distretto sanitario e ora chiusa) in sostituzione dei cippi fino ad allora posti all’ inizio di via Roma, in quell’ occasione spostati in cimitero. Nel 1973, il Vescovo Bortignon in visita pastorale auspicava “uno studio di progettazione per la nuova chiesa”. L’ anno dopo il parroco presentava una prima bozza di progetto, ma la risposta del vescovo fu :”Tu non potrai mai fare la nuova chiesa”, forse perché l’ impegno era ritenuto troppo gravoso per la tempra di don Plinio. La “rotazione” dell’anno successivo, 18 ottobre 1975, con il parroco di Arlesega, don Antonio Dal Santo, era certamente collegata ai grandi progetti che stavano per coinvolgere la comunità rubanese. Scambiando la parrocchia con don Antonio Dal Santo, la sua nuova destinazione fu Arlesega, ma lì rimase solo per un anno. 
Si ritirò poi a vita privata a Padova, dove comunque insegnò religione in una scuola pubblica e collaborò nella parrocchia di Sant’Andrea come confessore. Morì a Trento, ospite della famiglia del fratello, il 17 febbraio del 2000. Le esequie, presiedute dal vicario generale Mario Morellato, furono celebrate a Rubano la mattina del 19 febbraio 2000. 

56.Antonio Dal Santo (18 ottobre 1975 – 22 settembre 2002) nato a Salcedo (Vicenza) nel 1927.

Il 17.06.2001, in occasione delle Nozze d’oro Sacerdotali, Don Antonio scrive di se stesso nella “Cronistoria” della Parrocchia: “Domenica 17 giugno 2001 la Parrocchia S. Maria Assunta ha celebrato una calorosa festa in onore del Parroco, Don Antonio Dal Santo, per il suo 50° di Sacerdozio. Nato a Salcedo (VI) il 13.09.1927, entrato al Barcon di Thiene il 1° ottobre 1939, al Seminario di Padova il 10 ottobre 1944, è stato ordinato Sacerdote l’ 8 luglio 1951. Dal 5 settembre 1951 al 21 giugno 1964 è stato Vicario Parrocchiale a San Giuseppe in Padova. Dal 25 ottobre 1964 al 15 settembre 1975 è stato Parroco di Arlesega. Dal 18 ottobre 1975 è Parroco di S. Maria Assunta in Rubano. In 50 anni di Sacerdozio, nelle 3 Parrocchie ha celebrato 26.560 SS Messe. A Rubano dal 18.10.1975 sono stati celebrati 647 Battesimi – 225 Matrimoni – 875 Prime Confessioni – 847 Prime Comunioni – 806 Cresime – 453 Messe esequiali. Grazie, Signore, della famiglia, della vita, della fede, dell’ amore, del Sacerdozio e di tutti i tuoi doni.”

    Scrive lo storiografo Beniamino Bettio: ”E’ troppo recente la presenza di Don Antonio Dal Santo a Rubano perché ci possa essere il distacco necessario a un giudizio spassionato sulla sua opera e sulla sua personalità. Ma non si può tralasciare qualche cenno sulle sue realizzazioni che hanno determinato il volto della parrocchia come la conosciamo. Alla sua figura apparentemente fragile, ma dotata di grande determinazione, è legata la realizzazione della nuova chiesa e del centro comunitario. Si tratta di opere grandiose per una comunità piccola come quella rubanese, che vanno a merito di chi, con tenacia e spirito di concretezza, superando enormi difficoltà, ne è stato promotore e realizzatore”.( B. Bettio “Trecento anime disperse”, pag.227)

Il 22 settembre 2002, per raggiunti limiti di età, lascia la Parrocchia e si ritira a Breganze ed opera pastoralmente nei vicariati di Breganze e Thiene.

    Per notizie dettagliate sulla biografia e sulle realizzazioni di Don Antonio Dal Santo, si rinvia a “Nuovo centro parrocchiale Santa Maria Assunta di Rubano” supplemento de “La Difesa del popolo” del 27 giugno 1982; “Ricordi del 50° Sacerdotale (a cura della parrocchia di Rubano), Rubano 2001 e “27 anni di cammino con il nostro Parroco Don Antonio” (a cura della Parrocchia), uscito in occasione del commiato.

don Antonio Dal Santo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

57.Danilo Miotto (12 ottobre 2002 –          ) nato a Piovega di Piove di Sacco nel 1948.

Scrive nel suo Curriculum Vitae (che abbiamo dovuto chiedere con insistenza per il sito):

"Con un… pizzico (o molto di più?!) di immodestia…, accetto, per la prima volta e data la ricorrenza del 40° anno della Ordinazione Presbiterale,  di scrivere il mio CURRICULUM VITAE.

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Il mio nido

Nasco a Piovega di Piove di Sacco (Pd) il 03 ottobre e sono battezzato col nome di Danilo Maria il 07 ottobre 1948 dal Parroco Don Giuseppe Dal Degan, originario di Gallio.

Il papà Natale è nato a Piovega il 26 dicembre del 1914 e ci ha lasciato il 10 gennaio 2002.

La mamma Speranza è nata a Sant’ Angelo di Piove di Sacco l’ 8 agosto 1914 e compirà quest’ anno cento anni.

La mia famiglia è composta di 12 fratelli: sei maschi e sei femmine, di cui una deceduta a otto mesi nel 1945.

Io sono il sestogenito e il terzo maschio.

La mia parrocchia di origine è dedicata a S. Maria Assunta e mi vede attivo chierichetto fin dalla età di cinque anni.

Frequento l’Asilo parrocchiale, custodito dalla signorina maestra Speranza Miotto, votata al servizio della Parrocchia, e la Scuola elementare in paese con la maestra Maria Carraro.

 
Le mie radici: gli anni della formazione

Nell’ottobre del 1960, con il numero di matricola 481, entro nel Seminario Minore Vescovile di Thiene, al “Barcon”, dove frequento le tre Medie; poi il Ginnasio al Collegio Vescovile di Thiene.

Nel 1965 continuo la formazione nel Seminario Maggiore Vescovile di Padova; frequento il Liceo classico in Seminario nella sezione affiliata al  Liceo Ginnasio “Barbarigo”; nel luglio del 1968 conseguo la Maturità classica.

Dal 1968 al 1973 seguo, come studente ordinario, il Corso filosofico-teologico nella “Facoltà teologica interregionale di Milano, sezione parallela di Padova, presso il Seminario Maggiore Vescovile di Padova”.

Nel periodo estivo del 1971 e 1972 trascorro due stagioni di lavoro e studio in Germania, nel Nord Reno Westfalia, a Remscheid-Lennep, presso la Comunità italiana di emigrati, animata dai Padri della Società S. Paolo. Vengo a contatto con la realtà della migrazione; Don Vincenzo Miotto, della Società San Paolo, che mi ospita mi ripete spesso: “Quello che vedi qui ora, lo vedrai in Italia fra vent’ anni!”. E’ stato come un bagno di futuro; quando nel 1986 ci fu la prima ondata in Italia di immigrati, per me è stato un rivivere in Italia l’ esperienza tedesca.

La formazione spirituale e culturale culmina con l’ Ordinazione a Diacono il Primo maggio 1973.

Trascorro l’anno di Diaconato, nel fine settimana, in preparazione al Presbiterato, presso la Parrocchia di S. Pietro Viminario, dove è Parroco Don Pietro Benvegnù, mio compaesano, al quale, “prete novello”, nel 1958, io, bambino, indirizzo il saluto di felicitazioni  a nome della Comunità.

 

La mia vigna:attività pastorale e le sue stagioni

–    Partenza

Il sabato del 15 giugno 1974 alle ore 17:00, nella Chiesa del Seminario Maggiore di Padova, vengo ordinato Presbitero.

Il giorno dopo, domenica 16 giugno, celebro la Messa Cantata nella nuova chiesa di Piovega.

La prima nomina scritta è per Bojon di Campolongo Maggiore (Ve). Pochi giorni dopo il Vicario Generale della Diocesi la sostituisce con quella per la Parrocchia di San Giorgio delle Pertiche. Mi accordo con il Parroco e tutto sembra definitivo.

 
–    Prima tappa

Dopo quindici giorni il Vescovo Girolamo Bortignon, mi convoca e a voce, senza mandato scritto, mi invia come cappellano a Cave di Chiesanuova. Inizia qui la mia prima vera esperienza pastorale, che si protrae fino al 1978.

Nel 1974 inizio anche il servizio di Professore di religione nelle scuole statali medie e superiori; l’insegnamento si protrarrà per 23 anni, fino al 1997.

Tentativo di valutazione personale: E’ stato un periodo in cui ho toccato con mano cosa significhi “passare dalla grammatica alla pratica”; “dalla teoria alla vita” sotto tutti i punti di vista. La vita in comune con il parroco Don Egidio Mezzomo e la sua mamma è stata una utile ulteriore gestazione dopo la vita “monastica” del Seminario; una esperienza interessante  e innovativa è stata  la “cassa  comune” tra Parroco e Cappellano.

 

–    Seconda tappa

Nel 1978 vengo trasferito come vicario parrocchiale a Casale di Scodosia, dove esercito la missione pastorale  e di Insegnante per cinque anni. 

Tentativo di valutazione personale: A sessanta km dalla città di Padova e ai confini della Provincia e della Diocesi, mi diverto nel ripetermi che sono mandato “al confino e ai confini  della chiesa”, “ lontano da Dio e dagli uomini”. Farei un monumento al  Parroco Don Antonio De Stefani e a sua sorella Maria per il rispetto, la stima e la riservatezza nei miei confronti; pur vivendo in canonica e collaborando, ognuno aveva la propria autonomia; io avevo pieno mandato nel seguire i ragazzi e in particolare i giovani con i quali facemmo un sistematico cammino formativo frequentando con un gruppo numeroso la Scuola diocesana di Teologia a Este.

 

–    Terza tappa

Nel 1983 ricevo la nomina a Viceparroco della Parrocchia di S. Gregorio Barbarico all’ E.U.R.-Roma.  Mons Filippo Franceschi inviandomi a Roma mi dice: “Ho piacere che tu vada a Roma; non farai una grande esperienza pastorale, ma ti renderai conto  cosa significhi vivere e operare in una città complessa, articolata e unica come Roma! Approfittane anche per studiare” Qui, oltre all’attività pastorale e all’insegnamento, riprendo gli studi accademici presso la “Pontificia Facoltà Teologica S. Bonaventura dell’ Ordine dei Frati Minori Conventuali – Roma.” Conseguo il Baccalaureato in Teologia nel 1984, la Licenza con specializzazione in Cristologia nel 1986 e poi il Dottorato di ricerca in Teologia nel 1991.

Tentativo di valutazione personale: in poco tempo ho vissuto una esperienza intensa  umana, culturale e spirituale. Il Vescovo ausiliare  di Roma Sud Mons. Clemente Riva salutandomi mi disse: ”Don Danilo, quando uno è stato a Roma e non ha perso la fede, può andare in tutto il mondo, sicuro di non perderla più!” e ancora: “Ricorda che a Roma non solo non c’ è un piano pastorale, ma mi domando se ciò sia possibile, data la complessità dell’ Urbe, caput mundi!”. Aveva ragione il mio Vescovo Mons. Filippo.

Nota:

Con l’ Anno Santo 1983 prende forma strutturata la passione di “pellegrino”, che si esprime nei pellegrinaggi a piedi e nelle maratone. Mi sento “Prete pellegrino/ sul dorso di frate asino/in cerca di se stesso/alla tomba dei grandi”. Ogni anno, nel periodo estivo, dopo i campiscuola parrocchiali, dal 1983 al 2000, realizzo un pellegrinaggio a piedi, zaino in spalla con tendina, di circa mille km verso luoghi mariani o di santi a me cari. Attraverso l’ Italia in lungo e in largo, da Venezia a Torino, dal Moncenisio a Lampedusa. Percorro la Francia da Modane fino a Parigi passando per Lion , Ars, Paray-le- Monial, Nevers, Alençon, Tour, Lisieux; raggiungo  Lourdes partendo da Tortona. In Spagna realizzo il Cammino di Santiago di Compostella da Roncisvalle a Finisterre; poi da Madrid fino a Fatima in Portogallo passando per Avila, Alcantara.  Attraverso l’ Austria, La Germania, la Cecoslovacchia e approdo  a Czestochowa in Polonia. Attraverso  la Jugoslavia con meta Castelnuovo di Cattaro passando per Medjugorje. Percorro la Grecia e la Turchia fino a Istanbul. Dal 2000 ai pellegrinaggi, abbreviati, affianco almeno due maratone all’anno: Padova, Venezia, Treviso, Firenze, Copenhagen, New York, Helsinki, Brussels, Dublino, Atene.

 
–    Quarta tappa

Nel 1985, a piedi, in 15 giorni, con zaino in spalla e sacco a pelo, faccio rientro a Padova. Sono inviato come cooperatore dell’ anziano Parroco di S. Pietro di Stra, Don Ernesto Vialetto, che sta programmando con tanta sofferenza il ritiro dalla prima linea della vita pastorale.

Tentativo di valutazione personale: dopo il freddo glaciale, dal punto di vista umano, della esperienza romana, l’ accoglienza di Don Ernesto e della sua collaboratrice Teresa è stata come una esplosione di calore; il clima familiare era la nota che avvolgeva ogni azione e attività. Ed è stata questa reciproca familiarità che ha suggerito al segretario del Vescovo Filippo, Don Ruggero Ruvoletto l’ idea di affidarmi l’incarico di affiancare il parroco di Cazzago da un anno infermo per un ictus.

 

–    Quinta tappa

Nel 1987 vengo nominato Delegato vescovile “ad universitatem negotiorum” a Cazzago di Pianiga, accanto al Parroco Don Ilvo Chiodin, colpito da un ictus.

Il 26 agosto del 1988, in seguito al decesso di Don Ilvo, sono confermato come Parroco. Vi rimango fino al 2002. Oltre all’ attività pastorale e di insegnamento frequento negli anni 1988-1991 l’ “Istituto di Studi Ecumenici “San Bernardino da Siena” presso i Frati Minori della Vigna a Venezia.

Tentativo di valutazione personale: sono stati quindici anni particolari anzitutto perché era la prima esperienza di Parroco. Pastoralmente sono stato un parroco di stile tridentino a tutto tondo, ma con la nostalgia, maturata con una rinnovata e prolungata riflessione teologica, di una  Chiesa come l’ ha disegnata il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo negli anni 1962-1965. L’ ambiente veneziano accogliente e tradizionale mi ha visto immerso in una pastorale di conservazione come si addice alla tradizione contadina da cui io provengo; per quindici volte ho visitato tutte le 1.300 famiglie della Parrocchia per la benedizione delle case, in talare e stola bianca; portavo la Comunione ogni primo venerdì del mese a tutti gli infermi; visitavo gli ammalati all’ ospedale; cercavo, con soddisfazione e risultato, di coinvolgere i laici nella vita della parrocchia; ho chiesto e ottenuto una suora che fosse “come un cappellano” per la Parrocchia e testimone di un volto particolare di Gesù; dopo sette anni,( vissuti accampato nell’ ex-appartamento delle suore, dove, d’ accordo con la Caritas diocesana, per due anni ho ospitato con me i  nuovi cittadini immigrati di origine magrebina fino ad un numero di venti)  abbiamo ristrutturato completamente la canonica. Gli stimoli al nuovo li avevo nel cuore e nella mente e trovavo nell’ insegnamento di religione lo sfogo culturale al nuovo che incalzava e con i ragazzi e i giovani era una goduria non solo  sognare, ma anche progettare un futuro, che per loro era presente.

 
–    Sesta tappa

Prima della Pasqua del 2002, il Vicario Generale viene a Cazzago e mi chiede la disponibilità al cambiamento di Parrocchia; mi propone la scelta tra Rubano e Gallio, dichiarando che il Vescovo propende per Rubano. Così dall’ ottobre del 2002 sono Parroco di Rubano.

Tentativo di valutazione personale: Fin da bambino mi hanno insegnato a distinguere i tempi e i luoghi e a comportarmi di conseguenza. Mi rendo subito conto che Rubano non è Cazzago. Quello che ho maturato dentro di me esplode e sento forte il desiderio di dare corpo ad un sogno, che è il sogno della Chiesa del Concilio, la Chiesa dei tempi moderni. Pensavo: “Il sogno di una persona sola, resta solo un sogno. Un sogno, comunicato ad un altro, già diventa realtà.” Sogno una Comunità cristiana tutta ministeriale, in cui ognuno faccia la sua parte; non che pochi facciano tutto, ma che tutti facciano un poco; una Comunità in cui il Parroco eserciti il ministero della sintesi, della comunione, della unità e non sia la sintesi di tutti i ministeri, cioè che faccia tutto lui; una chiesa che abbia al centro Gesù,  e non il parroco;  la chiesa tridentina o piramidale ha già fatto la sua benemerita storia. Ognuno sprigioni la propria creatività, la propria vocazione e ne faccia dono alla Comunità.

La prima feconda occasione per dare corpo a questa idealità mi è stata offerta dalla Comunità di Bosco, che, tramite il Parroco, chiedeva se volevamo partecipare alla Missione popolare, che comunque avrebbe  celebrato, per ricordare la sua plurisecolare storia. “Missione popolare”, nel mio vissuto e nella mia riflessione, evoca tempi gloriosi, ma passati; si dà per scontato che il popolo ha bisogno solo di essere scosso con la predicazione aggiornata di una ondata di giovani frati e suore. Rispondo che aderisco solo se si invertono i termini: Non “Missione al Popolo”, ma “Popolo in Missione” e nasce così il P.I.M. E questa è storia ancora attuale. Questo comporta tutta una mentalità conciliare nuova; richiede uno stile di corresponsabilità.

E’ con somma gioia che ho accolto la scelta della mia Chiesa, che è in Padova, del cosiddetto “Nuovo impianto della Iniziazione cristiana”. Si doveva forse essere più coraggiosi nella impostazione unitaria del grande Sacramento della iniziazione cristiana che è il Battesimo-Cresima-Eucaristia; ma si è sulla buona strada. Gioisco perché non solo la mia comunità, ma anche le Comunità del PIM e del Vicariato stanno prendendo coscienza della bellezza e novità della vita cristiana; uscire dalla religione civile per scoprire la fede e trovare nuove vie di religiosità è impegnativo, ma fecondo per l’ oggi. Gli operatori delle varie realtà della Parrocchia, coordinati dal Parroco, si muovono con autonomia e maturità: il Consiglio pastorale, il Consiglio per la Gestione economica, le varie associazioni e in prima fila l’ Azione Cattolica, le Catechiste, il Comitato di Gestione della Scuola dell’ Infanzia, il Circolo Noi e il Centro Parrocchiale, il gruppo dei ministri della Comunione in Chiesa e agli ammalati, i volontari del Centro vicariale di ascolto delle povertà e delle risorse. Il cammino di crescita è continuo e il parroco lascia il ruolo di manager, assistente sociale e diventa segno di comunione silenzioso, ma fecondo come l’ ape regina nell’ alveare.  

Rubano, 19 maggio 2014                                               Danilo Maria Miotto"

don Danilo Miotto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Funerale Antonia e Pasqua

    10 aprile 1951
Funerale delle bambine Seresin Antonia, 9 anni, e Boschetto Pasqua, 12 anni, morte in seguito a incidente automobilistico.
La foto, scattata dal municipio, documenta anche l’evoluzione del territorio in mezzo secolo: sullo sfondo l’attuale “El Rustego”. Al posto del quartiere Euganeo un bel vigneto su cui sarà poi edificata anche l’attuale Chiesa parrocchiale e il Centro Parrocchiale.

 

 

 

    Popolazione di Rubano dal 1572 al 2000

Popolazione di Rubano dal 1572 al 2000

 

 

 

Filosofia progetto nuova Chiesa

Note sul Progetto Chiesa e Scuola dell'Infanzia

 

 

 

        LA PARROCCHIA DI RUBANO NEL 1972

        (da:”La Diocesi di Padova nel 1972”)

 

RUBANO – Chiesa Parrocchiale, Titolare: S. Maria Assunta (15 agosto)

Altitudine:  s/m 18 – abitanti: 1343 – Comune: Rubano –Provincia: Padova – Vicariato foraneo: Selvazzano Dentro – cap. 35030 – tel. (049) 63.02.12

 

Cenni storici

“Ruibano…infra fine de civitate Padua” compare la prima volta in una vendita del 14 aprile 1073. Tre anni dopo, il 31 marzo 1076 compare in una donazione di terre ai canonici della cattedrale di Padova “in loco et fundo Ruibano iuxta via que dicitur Publica”. Altre ne seguirono il 18 maggio 1078 e il 14 luglio 1079. Questo ripetersi di donazioni come anche il fatto che Rubano faceva parte della “Coltura” di Padova (“infra fine” o “fines”, ripetono i documenti) fanno pensare che già allora il plebato della Cattedrale arrivasse sin là e quindi fino da allora i canonici vi godessero il diritto di decima come in tutto i circondario, anche se per Rubano tale diritto è affermato la prima volta nell’ atto con cui il Vescovo Gerardo il 5 giugno 1171 volle togliere per il futuro ogni dubbio e controversia circa le decime dei canonici, ”quorundam locorum nomina ad medium deducantur et describuntur” e tra questi pure “Ruibanum” e poi nella conferma del papa Urbano III il 14 marzo 1186 e due anni dopo, il 21 maggio 1188, in una lite decimale un testimonio dichiara come “canonici habeant deciman de toto communi Paduae ubicumque est… sicut decima de Rubano”. Incontriamo la lezione “Rubano”, anche in due documenti antecedenti, l’ uno del vescovo Gerardo il 2 agosto 1173, che confermano io diritto dei cappellani (o parroci) del plebato di Padova ad avere negli stessi luoghi il quartese. Questa lezione del toponimo finì per prevalere. Solo nella decima papale del 1297 fa la sua comparsa l’ “ecclesia S. Marie de Rubano” col suo prete Paolo. Nell’ estimo papale del secolo seguente è valutata 12 lire. La visita pastorale del 24 ottobre 1587 ci fa sapere che la sua provvisione spettava al Capitolo della Cattedrale e il notaio della Curia vescovile, G. Bertazzi, aggiunge, nello “Stato della diocesi di Padova” nel 1698, che quello di Rubano era “uno de’ benefficij contentiosi” e che la sua collazione spettava al Capitolo solo nei primi quattro mesi. La prima visita pastorale a Rubano di cui ci resti la relazione è quella che vi compì il vescovo Ormaneto il 21 maggio 1572: la chiesa aveva tre altari, il maggiore “sub fornice”; aveva campanile, casa canonica piccola ma abbastanza comoda e cimitero cinto da mura. Il 30 settembre 1746 il card. Rezzonico trovò che la chiesa “moderni parochi diligentia in ampliorem forma redacta fuit” e, quasi trent’ anni dopo, il 21 maggio 1775 il vescovo Giustiniani conferma  che “ de novo ampliata fuit sed nondum perfecta”, anche se l’ iscrizione sulla porta maggiore la fa pensare finita nel 1771 “piorum eleemosynis”. Un secolo e mezzo dopo era ancora insufficiente all’ accresciuta popolazione, sicché nel 1921 le fu aggiunta la navata a sinistra e nel 1926 quella a destra. Se non in eguale misura, anche l’ ottagonale torre campanaria era stata rimaneggiata nel 1911 con l’ aggiunta della cupola.

 

Altri luoghi sacri

Chiesa del Collegio S. Domenico dei Frati Predicatori, benedetta il 25 novembre 1969 (+)

Cappella dell’ Asilo Infantile, costruita nel 1969

Cimitero comunale, benedetto il 5 giugno 1858 e ingrandito nel 1925

 

Sacerdoti

Parroco: Trivellato Plinio (1957)

 

Religiosi: Frati Predicatori o Domenicani: n. 7 sacerdoti e n. 1 fratello cooperatore nel Collegio S. Domenico

 

Religiose: Suore di S. Francesco di Sales (n. 4) nella Scuola Materna

                Sorelle dell’ Opera Mater Dei (n. 4) nel Collegio S. Domenico

 

Istituzioni ecclesiastiche:

Parrocchiali: Asilo infantile o Scuola Materna “S. Maria Goretti”, inaugurata il 15 agosto 1951 e dal 1952 diretta dalle Suore di San Francesco di Sales

Non parrocchiali: Collegio S. Domenico dei Frati Predicatori o Padri Domenicani con n. 36 aspiranti. Priore: Moro fr. Marino M.; Tel (049) 63.02.39. Con annessa sezione staccata della Scuola Media “M. Buonarroti”. Insegnante di Religione: Naldi fr. Giuliano

 

Istituzioni non ecclesiastiche:

Scuole Elementari

Scuola Media Statale “M. Buonarroti” Insegnante di Religione: Trivellato Plinio

 

Attività parrocchiali:

Consiglio Pastorale costituito il 7 luglio 1970 con 17 membri

Scuola di Dottrina Cristiana con 195 iscritti e 8 catechisti

Azione Cattolica con 121 soci

Gruppo liturgico con 12 ministranti; 9 lettori; 25 cantori

Apostolato della Preghiera con 25 aggregati

Commissione Missionaria con 14 membri

Confraternita del Santissimo con 22 confratelli e 24 consorelle

“Bollettino parrocchiale di Rubano”

 

 

  

    Notizie storico-artistiche sul vecchio Complesso Parrocchiale S. Maria Assunta

    (ora AUDITORIUM comunale)

 

LA CHIESA

Le prime notizie sulla Chiesa di S. Maria Assunta di Rubano, sita in via Palù, si trovano nella relazione per la prima visita pastorale fatta dal Vescovo Ormaneto, il 21.05.1572. La Chiesa aveva tre altari e ad essa erano annessi il campanile, una casa canonica piccola, ma abbastanza comoda e il cimitero cinto di mura. Il Card. Rezzonico, il 30 settembre 1746, trovò una chiesa ampliata e migliorata, Il Vescovo Giustiniani, quasi  30 anni dopo, nel 1775, trovò che la chiesa era stata ancora ampliata, anche se non del tutto completata. La scritta sopra la porta maggiore dice che era stata fatta con le offerte dei fedeli, inaugurata nel 1771. La sua capienza era sufficiente per la popolazione fino a quando furono aggiunte alla navata centrale, nel 1921 quella di sinistra e nel 1926 la navata di destra. Nella navata di sinistra c’era un altare di legno, davanti alla statua di S. Antonio di Padova e nella navata di destra un altro altare di legno davanti alla statua di S. Giuseppe: questi altari di legno furono tolti una quindicina di anni fa: I tre altari attualmente esistenti sono in parte di marmo e in parte di pietra tenera. Tra il presbiterio e le navate ci sono due belle colonne portanti di marmo rosso di Verona. Sul soffitto del presbiterio ci sono 4 medaglioni affrescati con i simboli dei 4 Evangelisti; mentre sul soffitto centrale della chiesa c’ è un grande affresco della Madonna Assunta. L’interno della Chiesa fu dipinto e decorato, dopo la realizzazione delle navate laterali, da Tramarollo Antonio da Valdobbiadene. La superficie interna della Chiesa è di circa 240 mq. Le navate laterali sono state progettate ed eseguite dal capomastro Campadello Antonio di Mestrino.

 

IL CAMPANILE

Adiacente alla Chiesa, sul lato destro, c’è il campanile, alto 20 m. Fino al 1911 esso terminava a forma ottagonale, coperto a tegole. Nel 1911 fu modificato e vi fu aggiunta una cupola metallica sormontata dalla Croce. Progetto ed esecuzione anche qui di Campadello Antonio di Mestrino. Il campanile ora è senza campane, perché esse furono portate nel nuovo campanile, nel 1982, all’ inaugurazione della nuova Chiesa Parrocchiale. Le campane erano state fuse nell’anno 1939 dalla Ditta Daciano Colbacchini di Bassano. Questa Ditta campanaria esiste ancora e si trova a Saccolongo.

 

CASA CANONICA

A sinistra della facciata della Chiesa c’è la canonica, costruita con le offerte della popolazione. Essa fu iniziata il 17 dicembre 1929 e terminata l’8 maggio 1930. Il progetto era dell’Ing. Michele Carretta di Creola, recentemente scomparso. Le opere murarie furono eseguite dalla Ditta Varotto Gino di Rubano. La canonica ha due piani e 9 locali, di cui 4 sotto e 5 sopra, con ampia entrata e ampio vano sopra corrispondente. A lato Nord della Chiesa, in un’ala trasformata nel corso degli anni, c’è la vecchia canonica, del seicento, funzionante con la prima chiesa, adibita poi come scuola materna e luogo delle associazioni cattoliche.

 

CASETTE DIETRO LA CHIESA

Vicino alla chiesa, insistenti sul mappale 76, ci sono dei miniappartamenti, occupati da oltre trent’anni dei fratelli Filippi Angelo e Valentino. Sono stati acquistati anni fa dal Parroco D. Plinio Trivellato, allo scopo di essere abbattuti, per fare spazio attorno alla Chiesa, perché c’era l’idea di un suo ampliamento. Anche in questi locali si potranno realizzare luoghi di pubblica utilità.